Dik Browne

Richard "Dik" Browne nasce a New York (USA) l'11 agosto 1918. Esordisce nell'editoria come illustratore e nel 1941 è assunto dal settimanale "Newsweek". Richiamato alle armi, alla fine della Seconda guerra mondiale riprende la sua attività di illustratore realizzando anche numerose campagne pubblicitarie. Nel 1954 conosce Mort Walker e insieme danno vita a una serie familiare che diverrà assai popolare, Hi and Lois (in Italia Pippo e Lalla o Ciccibùm). Dal 1973 scrive e disegna anche strisce quotidiane e tavole domenicali di Hagar, uno scalcinato vichingo che fa davvero di tutto per sembrare terribile, ma in fondo è soltanto un simpatico bonaccione tutto casa e osteria. Muore a Sarasota (Florida, USA) il 4 giugno 1989.
Hagar The Horrible
Hagar è un truce vichingo che vive di razzie e saccheggi come tutti i buoni vichinghi che si rispettino. Eppure ne pittoresca cornice di un medioevo oscuro e terribile come ce lo siamo sempre immaginato, l’autore, lo statunitense Dik Browne, è riuscito a inserire tutti i gustosi elementi di una saga familiare, con i tempi , le battute e gli effetti umoristici tipici, quasi, di una sit-com televisiva . Hagar veste con un’incredibile pelle d’orso piena di pulci e indossa l’elmo con le corna che distingue i capi tribù, ma sotto sotto , è un pendolare della pirateria, tutto casa e scorribande. Tanto meticoloso sul lavoro, quanto rassegnato alle noiose beghe domestiche che, con una moglie, due figli e un regno a carico, certo che non mancano. E’ insomma un tipico uomo medio nel quale è facilissimo riconoscersi. Forse è per questo che il successo gli arrise immediatamente fin dal 1973, anno della sua apparizione sui giornali quotidiani. In appena un paio di anni la creatura di Browne sfondò il tetto delle 600 testate che ne pubblicavano giornalmente una striscia. Un risultato ottenuto da pochi personaggi nella storia della syndication americana e comunque da nessun altro in così pochissimo tempo. Dik Browne fisicamente assomiglia in modo impressionante al suo vichingo e su questa scelta del nome della serie circola un curioso aneddoto. Pare che un giorno BoB e Chris, i due figli di Browne, stessero litigando in casa e che le loro urla avessero svegliato il padre che dormiva al piano di sopra. Quando Dik comparve scarmigliato e assonnato sulla cima delle scale di casa uno dei due disse: “Guarda se non sembra Hagar l’Orribile”. Da qui il nome della serie e la scelta di autoritrarsi nel protagonista. Chissà che leggendo non scopriate che c’è un po di vichingo anche in voi…..
Il Predone della porta accanto
Fin dai tempi della storia del fumetto, le strip si sono indirizzate alla rappresentazione della vita familiare borghese, prediligendo quella “americana” , naturalmente. E in un Paese come gli Stati Uniti, in cui due terzi delle ricchezze sono in mano a vedove, il modello dominante di rapporto familiare e quello di un marito che porta a casa i soldi ( per poi morire d’infarto relativamente presto), e di una moglie che comanda. Lo chiamano matriarcato. Un ordinamento una volta impensabile in un paese latino, prima della colonizzazione culturale degli americani. Non e quindi un caso che una strip familiare umoristica di successo abbia quasi sempre alla base questo meccanismo: un uomo completamente sottomesso dalla moglie, senza rendersene conto. Bé, e quando si tratta di un’altra epoca storica? Semplice, non cambia niente. Anzi, spesso la cosa più divertente è proprio questo anacronismo; lo si può vedere, per esempio, nel cartone I Flintstones di Hanna e Barbera, con personaggi della middles class che viaggiano in automobile ( spingendola con i piedi,non c’e’ motore ) per andare al lavoro impiegatizio.
Hagar di Dik Browne, non fa eccezione. Cavolo, è un vichingo, mica scherzi. Parte per saccheggiare Parigi. Mette a ferro e fuoco castelli e città. Va in giro col drakkar, il suo veloce veliero, a scorazzare per tutta l’Euoropa. Eppure è anche il pacioso padre di famiglia, intimamente timoroso della moglie, che non vuole fare arrabbiare a tutti costi. La sua indipendenza (oltre a quella professionale di vichingo) la va a dimostrare fuori, andando a ubriacarsi di birra con gli amici. E la brava moglie americana, oops, vichinga, scusate, manda avanti la casa e si rassegna a lasciare al marito piccole libertà, come quella di essere lurido e mangione. Bene, se l’idea è abbastanza convenzionale, il suo svolgimento è del tutto personale, perché nella convenzione Browne porta le cose alle sue ultime conseguenze. I vichinghi, per esempio. Un branco timoroso del capo che svolge le sue mansioni con professionalità: pilotare la barca, rattoppare le vele, dare fuoco alle città. Oppure il Dottor Zook, uno psicanalista ante litteram, che cura i problemi dei suoi pazienti a base di intuizioni pre-freudiane e mitologia celtica. Anche lui ha i suoi problemi: i pazienti. O Eddie lo Sfigato, il vice di di Hagar, sottomesso al capo, ma con l’indipendenza che la tontaggine conferisce automaticamente a ogni tonto. Su tutti troneggia Hagar, corpulento, barbuto, ritratto di Dik Browne con in più l’elmo cornuto e la sua famiglia.
La moglie Helga, anche lei con l’elmo vichingo, pettoruta come un soprano wagneriano, manda avanti la casa con paziente autorità, o, se vogliamo, con autorevole pazienza. Ma sa benissimo come stanno le cose, e istruisce la figlia Honi, altro soprano wagneriano, ma più giovane, su come stanno le cose e su come comandare gli uomini senza parere. Hagar, da bravo capo famiglia che lavora, sa benissimo che la cultura, i libri, le poesie, insomma, tutte quelle cose lì, sono buone soltanto per i perditempo. Lui ha messo in piedi una ditta di saccheggiatori specializzati, con fatica e amore per il lavoro,gente come il potente Zozzo Dirk, e vorrebbe che un giorno suo figlio subentrasse a lui nella conduzione. E al contrario, con sua somma disperazione, il figlio Amleto, è timido, romantico e ama la letteratura. Invece a dar molte soddisfazioni al vecchio Hagar c’e lui: aggressivo ( soprattutto col padrone) , intelligente e coraggioso, un vero e proprio vichingo, il suo fido compagno di avventure, il miglior amico dell’uomo, il suo cane Snert.
Comunque, finche ci saranno scorrerie da fare, paesi da conquistare, mondi da scoprire, birra da ingurgitare, risse da provocare, sbornie da prendere, festini da rovinare, bagni da evitare, pasti rovinosi da inghiottire, navi da condurre, spalti da scalare, castelli da espugnare, libri da ignorare, mogli a cui obbedire, truogoli in cui mangiare, finche ci sarà tutto questo, ci sarà Hagar, il vichingo detto “l’Orribile”, con un pancione, la sua simpatia, le sue corna, e ci saremo anche noi a divertirci delle sue avventure.

Richard "Dik" Browne nasce a New York (USA) l'11 agosto 1918. Esordisce nell'editoria come illustratore e nel 1941 è assunto dal settimanale "Newsweek". Richiamato alle armi, alla fine della Seconda guerra mondiale riprende la sua attività di illustratore realizzando anche numerose campagne pubblicitarie. Nel 1954 conosce Mort Walker e insieme danno vita a una serie familiare che diverrà assai popolare, Hi and Lois (in Italia Pippo e Lalla o Ciccibùm). Dal 1973 scrive e disegna anche strisce quotidiane e tavole domenicali di Hagar, uno scalcinato vichingo che fa davvero di tutto per sembrare terribile, ma in fondo è soltanto un simpatico bonaccione tutto casa e osteria. Muore a Sarasota (Florida, USA) il 4 giugno 1989.
Hagar The Horrible

Il Predone della porta accanto
Fin dai tempi della storia del fumetto, le strip si sono indirizzate alla rappresentazione della vita familiare borghese, prediligendo quella “americana” , naturalmente. E in un Paese come gli Stati Uniti, in cui due terzi delle ricchezze sono in mano a vedove, il modello dominante di rapporto familiare e quello di un marito che porta a casa i soldi ( per poi morire d’infarto relativamente presto), e di una moglie che comanda. Lo chiamano matriarcato. Un ordinamento una volta impensabile in un paese latino, prima della colonizzazione culturale degli americani. Non e quindi un caso che una strip familiare umoristica di successo abbia quasi sempre alla base questo meccanismo: un uomo completamente sottomesso dalla moglie, senza rendersene conto. Bé, e quando si tratta di un’altra epoca storica? Semplice, non cambia niente. Anzi, spesso la cosa più divertente è proprio questo anacronismo; lo si può vedere, per esempio, nel cartone I Flintstones di Hanna e Barbera, con personaggi della middles class che viaggiano in automobile ( spingendola con i piedi,non c’e’ motore ) per andare al lavoro impiegatizio.
Hagar di Dik Browne, non fa eccezione. Cavolo, è un vichingo, mica scherzi. Parte per saccheggiare Parigi. Mette a ferro e fuoco castelli e città. Va in giro col drakkar, il suo veloce veliero, a scorazzare per tutta l’Euoropa. Eppure è anche il pacioso padre di famiglia, intimamente timoroso della moglie, che non vuole fare arrabbiare a tutti costi. La sua indipendenza (oltre a quella professionale di vichingo) la va a dimostrare fuori, andando a ubriacarsi di birra con gli amici. E la brava moglie americana, oops, vichinga, scusate, manda avanti la casa e si rassegna a lasciare al marito piccole libertà, come quella di essere lurido e mangione. Bene, se l’idea è abbastanza convenzionale, il suo svolgimento è del tutto personale, perché nella convenzione Browne porta le cose alle sue ultime conseguenze. I vichinghi, per esempio. Un branco timoroso del capo che svolge le sue mansioni con professionalità: pilotare la barca, rattoppare le vele, dare fuoco alle città. Oppure il Dottor Zook, uno psicanalista ante litteram, che cura i problemi dei suoi pazienti a base di intuizioni pre-freudiane e mitologia celtica. Anche lui ha i suoi problemi: i pazienti. O Eddie lo Sfigato, il vice di di Hagar, sottomesso al capo, ma con l’indipendenza che la tontaggine conferisce automaticamente a ogni tonto. Su tutti troneggia Hagar, corpulento, barbuto, ritratto di Dik Browne con in più l’elmo cornuto e la sua famiglia.
La moglie Helga, anche lei con l’elmo vichingo, pettoruta come un soprano wagneriano, manda avanti la casa con paziente autorità, o, se vogliamo, con autorevole pazienza. Ma sa benissimo come stanno le cose, e istruisce la figlia Honi, altro soprano wagneriano, ma più giovane, su come stanno le cose e su come comandare gli uomini senza parere. Hagar, da bravo capo famiglia che lavora, sa benissimo che la cultura, i libri, le poesie, insomma, tutte quelle cose lì, sono buone soltanto per i perditempo. Lui ha messo in piedi una ditta di saccheggiatori specializzati, con fatica e amore per il lavoro,gente come il potente Zozzo Dirk, e vorrebbe che un giorno suo figlio subentrasse a lui nella conduzione. E al contrario, con sua somma disperazione, il figlio Amleto, è timido, romantico e ama la letteratura. Invece a dar molte soddisfazioni al vecchio Hagar c’e lui: aggressivo ( soprattutto col padrone) , intelligente e coraggioso, un vero e proprio vichingo, il suo fido compagno di avventure, il miglior amico dell’uomo, il suo cane Snert.
Comunque, finche ci saranno scorrerie da fare, paesi da conquistare, mondi da scoprire, birra da ingurgitare, risse da provocare, sbornie da prendere, festini da rovinare, bagni da evitare, pasti rovinosi da inghiottire, navi da condurre, spalti da scalare, castelli da espugnare, libri da ignorare, mogli a cui obbedire, truogoli in cui mangiare, finche ci sarà tutto questo, ci sarà Hagar, il vichingo detto “l’Orribile”, con un pancione, la sua simpatia, le sue corna, e ci saremo anche noi a divertirci delle sue avventure.
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